Quattro piccoli passi nell'innovazione

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Prova a essere innovativo per me, si proprio ora, dai!

 

Ok, hai ragione, richiesta ingenua, allora fallo per te, per la tua professione, la tua attività, per la tua crescita personale, quale sia il tuo obiettivo non importa, fallo ora!

Beh! Forse hai bisogno di un po’ di tempo, mi sembra giusto, allora prenditi qualche minuto, così potrai liberare la mente da tutte le costrizioni, assunzioni e rilassarti, fuggire dalle regole e annullare i limiti del tuo pensiero - 'Thinking outside box' in attesa dell’ispirazione miracolosa, dell’illuminazione. Ti confido una cosa che in fondo già sai. Tra qualche minuto, molto probabilmente, sarai ancora in attesa, e per quanto ancora?

Per anni, e ancora oggi – stento a crederci, ma è così - formatori, consulenti e coach a vario titolo hanno consigliato, insegnato ed 'educato' generazioni a 'pensare fuori dalla scatola', a non avere freni, limitazioni, a essere liberi, liberi, liberi … Voglio dire 2 cose, tanto per chiarire:

  1. Non v'è atto creativo o innovativo se non v'è un problema, e se il problema non c'è, bisogna 'costruirlo' – partire da una ‘soluzione astratta’ e in seguito trovare il problema che risolve: ‘Function follows form’
  2. L'estrema libertà di pensiero, l'eliminazione dei punti di riferimento, delle regole, delle limitazioni e costrizioni 'uccide' l’abilità creativa (un po’ come perdere il terreno sotto i piedi per camminare o per darsi slancio e spiccare il volo).

Il fatto è che questi signori, spero non in malafede, hanno completamente trascurato - e trascurano - quello che chiamo il 'principio della restrizione di Finke', ossia il risultato di ricerche e centinaia di test pratici di un importante psicologo cognitivo - dal quale è possibile realizzare strumenti per aumentare considerevolmente le probabilità di essere creativi e innovativi a ogni occorrenza e per qualsiasi scopo, quindi creatività pratica e innovazione reale.

Un approccio metodologico e tre intenti: ‘Pensa INSIDE the box’ (your ‘closed world’) e immagina di non poter far altro. Tutto ciò che vuoi fare/trasformare/risolvere, può essere fatto solo lì e con ciò che già possiedi. Diversamente non puoi.

Intenti:

  1. Superare la ‘fissità funzionale’: la difficoltà/incapacità di vedere gli 'oggetti' con uno scopo differente dall’usuale (ciò che limita molto l’abilità creativa/innovativa)
  2. Superare la ‘fissità strutturale’: inclinazione a vedere gli “oggetti” come unità intere, ossia abbiamo problemi a vedere un “oggetto” con una parte mancante, oppure quando una parte è fissata in un altro – quello che a noi risulta ‘sbagliato’ – luogo (tutto ciò, come sopra, limita …)
  3. Instaurare un nuovo rapporto con le risorse, l’ambiente interno ed esterno - nonché con il modo di vedere/percepire la nostra e altrui realtà (fondamentale per visioni e soluzioni innovative).

La questione è che non possiamo pensare creativamente – e pensare tout court - ‘outside the box’, così una delle caratteristiche cruciali del pensiero innovativo è quella di variare ‘box’, di passare da una ‘scatola’ – modello mentale – all’altra. Il resto viene fatto all’interno della ‘box’. Ora questo passaggio risulta essere l’aspetto complesso della faccenda e il punto è, certo può sembrare paradossale, che bisogna lavorare con la ‘box’ e quello che si ha nella ‘box’ (‘closed world’) - per saltar via in un’altra!

Questo è il momento in cui si passa da alcuni semplici ‘coffee shop’ a un nuovo concetto dello stesso e alla conseguente catena (Starbucks), oppure dall’essere un grande produttore di elettrodomestici e non solo (Philips) all’Home and Hospital Health. Altri esempi sono il passaggio dalla realizzazione artigianale all’assembly line (Ford) o nella struttura organizzativa, la ‘multidivisional form’ (GM) o dalla catena di montaggio classica a quella che chiamiamo ‘lean production’ (Toyota) – ma ci sono tanti altri esempi meno conosciuti e ugualmente importanti/utili, e in qualsiasi ambito – e ancora, da un modello di managerialità/ambiente lavorativo a un altro oppure dalle penne alle lamette (Bic): ma come si può pensare di passare dalle penne alle lamette?

Come puoi ri-concepire il tuo business, il tuo modo di fare business, la professione? Ci sono processi di pensiero e metodologie che lo permettono, che accrescono le probabilità di farlo?
Certo, ma questo è materiale per un altro post.

P.S. per la cronaca, l’espressione ‘thinking outside the box’ si afferma nei primi anni ’70 in particolare dagli studi sulla creatività dello psicologo Guilford, - certo non solo da lui - in riferimento al test ‘nine dots’ (bisognava collegare dei punti attraverso quattro, o meno, rette: linee che devono passare attraverso i nove punti senza sollevare la penna dal foglio e senza tracciare una linea più di una volta)
Per la/e soluzione/i occorreva tracciare linee fuori dell’immaginaria scatola creata dai punti, di qui l’espressione ‘thinking outside the box’ per soluzioni originali.

Sempre per la cronaca due ricerche differenti di alcuni anni fa (Burnham/Davids e Alaba/Weisberg), oltre alla citata di Finke, hanno riproposto il test di Guilford, questa volta dividendo i gruppi in ‘naturali’ e ‘informati’ – a questi ultimi veniva esplicitamente suggerito che per la soluzione bisognava pensare e agire fuori della ‘box’, ossia eliminare vincoli e liberarsi. Il confronto tra i due gruppi (soluzioni raggiunte) è risultato statisticamente non rilevante. Il link tra ‘thinking outside the box’ e la creatività era un mito, non più tramandabile.
Da ora in poi quando dovrai risolvere un problema difficile o vorrai essere creativo chiuditi per bene in scatola! … con metodo però!

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